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· 3 minuti di lettura
Gabriel Tavilla

In Italia fare impresa, è un impresa… anzi è la reale impresa. Infatti tener su un azienda è un operazione veramente problematica, per i soliti e tanto decantati problemi amministrativi-fiscali: una pressione fiscale asfissiante, un impianto burocratico che rallenta tantissimo qualsiasi azione e molti altri che potrei elencare.


A proposito della tematica aprire un’attività in proprio, mesi fa (ho visto un video su Youtube di Nicola Palmieri) che mi ha letteralmente aperto gli occhi e mi ha fatto riflettere sul percorso che ho intrapreso. All’interno del video Nicola, grazie alla sua esperienza, spiega quali siano i passaggi “normali” che chi vuole mettersi proprio deve fare per evitare di rimanere strozzato dalla burocrazia o dalla tassazione.

Privato, P.IVA o società?

Infatti, riassumendo malamente la burocrazia italiana esistono tre strutture per chi vuole fatturare:

  • Privato cittadino, se vendi o presti servizio come tale. In questo caso l’attività deve essere occasione e il reddito entro un certo limite.
  • Partita iva, ne esistono di tanti varie tipologie
  • Società, anche qui ne esistono di diverse tipologie in base alla grandezza e a tanti fattori

E il discorso non finirebbe qua, tra regimi forfettari e ordinari, tassazioni IVA specifiche per alcuni prodotti e così via ma non è il fulcro dell’articolo, quindi tratterò il tutto in un articolo specifico.

Il concetto dietro al video, che è quello che a me interessa comunicare, è che se non si è imprenditori con un idea che abbia bisogno di mentoring o investimenti, allora il percorso migliore è quello lento ma costante, progressivo ma flessibile in base alle esigenze.

Perché è meglio un percorso lento?

Semplicemente perché appena inizi paghi poche tasse e non devi emettere reali fatture, quando inizia ad avere giro paghi ancora poche tasse ma hai obblighi come la pensione e la fatturazione e quando hai altre persone da gestire ti adegui aprendo una società, con le varie procedure burocratiche del caso.

In questo modo spendi poco tempo e denaro nella parte più noiosa e per nulla produttiva del tuo business: tasse e scartoffie

Si nota proprio che non mi piacciono né l’una né l’altra? 😂

E quindi?

Vuol dire che se vuoi aprire il tuo negozio o iniziare a vendere online è da pazzi fondare una società, basta e avanza una partita iva nel regime più adeguato per pagare il meno tasse possibile.


Vedendo il video di Nicola ho potuto riflettere sulla mia scelta, quella di un anno e mezzo fa di fondare una S.R.L. insieme ad altri 3 soci per far partire un progetto, e ho capito come sia stato un grande errore causato dall’ignoranza che mi/ci pervadeva (qualcuno direbbe che ero ignorante nel senso che ignora)

E le conseguenze sono state e sono tutt’ora lavorare 10 per avere 2, anziché lavorare 3 per avere 2.

Però onestamente non voglio concludere questo post con una frase così demotivante perché lascia una pessima impressione. Quindi voglio ricordare e ricordarmi che "avere tutto contro" non è una scusa e un errore per ignoranza non è una scusa per non produrre risultati e fatturato.

· 4 minuti di lettura
Gabriel Tavilla

Questa è una rubrica periodica (non so ancora ogni quanto farla uscire) all’interno della quale voglio appuntare progressi, problemi e vita vissuta di un percorso molto originale: diventare un imprenditore. Non intendo quegli imprenditori da film o quelli irrealistici, cioè l’over the top 1%, perché per diventare quelle persone serve una bella dose di culo e doti personali. Parlo di quegli imprenditori che lavorano duro, si guadagnano da vivere e vogliono contribuire attivamente nella società. Quelli del mondo sano e reale.

Let’s start

Come tutti, quando ero un piccolo bimbo, mi chiedevo cosa avrei voluto fare da grande e davo risposte veramente originali, come ricercato di serpenti giganti. Solo recentemente, a 22/23 anni, ho capito cos’era il mio sogno e quindi qual era l’obiettivo che volevo perseguire: l’imprenditoria e l’auto imprenditorialità.

Seguire le proprie passioni

Subito voglio smontare l’idea secondo la quale si debba strettamente vivere delle proprie passioni. Nonostante le passioni siano quello che ci spinge ad agire con convinzione e voglia non sono gli unici elementi che lo fanno e nella maggior parte dei casi, le passioni personali, sono difficilmente monetizzabili in un periodo medio-breve. Partendo dalla mia esperienza personale, infatti, “il sogno” di essere un imprenditore non è legato a una mia particolare passione ma piuttosto alla volontà di uno stile di vita specifico, a quello che reputo il mio ruolo nella società in base alle responsabilità e quello che mi piace.

E le passioni? Nel mio caso le passioni le faccio rientrare dalla finestra 🤣 perché le passioni dettano l’ambito in cui vivere e lavorare da imprenditore. Per esempio sin da quando ero piccolo ho sviluppato una forte passione per la tecnologia e la programmazione e completamente a caso la mia prima attività che ho aperto si occupa di software e siti web!

La pandemia è una sveglia che ricorda come il tempo sia scaduto

È finito il tempo delle mele.

Qualche anno fa frequentavo l’università d'informatica a Genova ed è arrivato il COVID. Questo evento globale ha messo in discussione il mio mondo e la visione del futuro. È stata un esperienza strana perché non mi sono realmente accorto dei cambiamenti che stavo attraversando. Dopo pochi mesi dall’inizio della pandemia ho lasciato l’università e mi sono fissato l’obiettivo di trovare un lavoro come programmatore e, parallelamente, acquisire nuove skill tecniche (Tipo giocare a Warzone tutto il giorno).

Facendo un flashforward (mi ricordo ancora quando alle elementari facevo fatica a dirlo) siamo tornati a questa torrida estate del ‘22. In questa stagione sono arrivato a una nuova intuizione, che mi ha alleggerito moltissimo le giornate e le conversazioni con gli altri quando mi fanno domande tipo ma quand’è che guadagni i milioni (o almeno 10€) ?

Non sto lavorando per avere uno stipendio ma sto facendo uno stage

E come molte intuizioni anche questa è stata a scoppio ritardato perché prima, ho iniziato a caso, senza rendermene conto, fondando una startup innovativa senza knowledge di alcun tipo: ne lavorativa, ne imprenditoriale ne tecnica e poi ho capito che quello che a me serviva è la formazione, nel senso più ampio possibile.

Per svolgere qualsiasi lavoro, che non sia muovere una leva su e giù, per raggiungere una buona produttività servono almeno mesi di pratica sul campo, come per acquisire le competenze, tramite studio e/o tirocini, per mansioni più intellettuali servono anni.

E anche quello che voglio fare io non fa eccezione. Servono mesi per imparare a lavorare come sviluppatore mentre si è affiancati da un tutor e servono anni per studiare come fare il manager e acquisire quella fluidità di movimento lavorativo che permette una buona produttività.

Per di più ho recentemente ho anche intuito come il lavoro del manager non abbia necessità di formare solo la mente ma anche il carattere. Bisogno coltivare determinazione, approccio e tante altre qualità.

Grazie all’intuizione che per svolgere tutti i lavori serve la formazione ho realizzato come non debba vedere il mio operato giornaliero come se stessi cercando di guadagnarmi disperatamente la pagnotta ma piuttosto come uno stage formativo e che quello che sto facendo in questi prima anni della mia attività in proprio è in realtà imparare sul campo. I frutti reali si vedranno poi.

Da quando ho iniziato mi sono fissato anche a studiare

La Pillola Finale?

🔥 Nella vita vera tutti i più grandi imprenditori (o artisti o calciatori, come volete voi) hanno fatto anni di formazione, teorica e pratica in base alla disciplina, con centinaia di trial and error. Non ha senso abbattersi sul quotidiano se si sta investendo il tempo di oggi per un guadagno nel domani.