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🦥 Mentalità da pigro, la nuova mentalità da grasso

· 5 minuti di lettura
Gabriel Tavilla

C’è un mio amico che era grasso. Sia visivamente che tecnicamente in sovrappeso rispetto a quanto doveva essere per altezza ed età.

Da più di un anno ha smesso di esserlo, dimagrendo oltremisura.

Nel suo processo di dimagrimento ha definito quella che lui chiama: “la mentalità da grasso”.

Disclaimer → Mi dissocio da qualsiasi utilizzo dispregiativo del termine. Sicuramente chi si sente offeso da qualcosa scritto su una pagina internet a caso avrà problemi più grossi della “mentalità da grasso”.

Ma cos’è la mentalità da grasso?

È un atteggiamento sia conscio che subconscio, di fronte al mondo e alle sue sfide, di piagnisteo e non determinazione a cambiare le cose.

Chi soffre di questa condizione tenderà sempre a incolpare gli altri cercando di cambiare il mondo piuttosto che se stesso. Un caso “estremo” sono quelle persone che provano odio se il mondo intero non rivaluta i canoni di bellezza per rispettare la loro sensibilità.

La mentalità da grasso nasce da quelle persone che non sono grasse per condizioni fisica ma per abitudine o pigrizia. È normale che nessuno sano di mente cerchi attivamente di essere grasso ma è pieno di persone che posso tagliare il consumo di grassi, zuccheri o che possono ridefinire la loro alimentazione per essere più sani. I modi sono tanti e rispecchiano i caratteri delle persone, chi drasticamente fa una dieta zero cibo, chi inizia tagliando alcuni alimenti e chi va da un nutrizionista per esser messo in riga.

E non sto dicendo che uscire da questa condizione sia facile, anzi per niente. Se prendiamo in esempio un caso semplice, un ragazzo che è sempre stato viziato a mangiare male, all’età di 20 anni avrà un attrito enorme a cambiare le proprie abitudini alimentari. O perché è abituato a mangiare schifezze o perché non sa cucinare o perché non gli piacciono le verdure o chissà.

Però è anche vero che bisogna prendersi le proprie responsabilità tanto nei fallimenti che nei successi.

“Fino a ieri non era né colpa né responsabilità mia”

Va bene, ma da adesso, che ti sei reso conto del problema, è una tua responsabilità.

E ora arriviamo a un evoluzione:

L’altro giorno ho pensato a un bellissimo parallelismo, che chiamerò la mentalità da pigri.

Molto più subdola della mentalità da grassi perché:

  • Si nota molto meno,
  • Essere pigri non ha una denotazione così negativa come essere grassi.

La mentalità da pigri

Come la mentalità da grassi condiziona il nostro agire, negativamente e senza che ce ne accorgiamo, ed è legata tanto al fattore fisico tanto a quello mentale.

In questa caso le conseguenze di questa condizione saranno almeno due:

  • Non vorrò fare le cose anche se le vorrò fare,
  • Cercherò di fare cose con meno sforzo possibile.

Posso dire con triste fierezza che ho le mentalità da pigro.

Un esempio classico, tratto dalla mia vita, è l’automatizzazione di processi inutili da automatizzare perdendo più tempo di quanto investito e soprattutto di quanto necessario.

Anziché compilare un Excel a mano in 10 minuti perderò 45 minuti di tempo ad automatizzarlo (e si era inutile automatizzarlo).

Anziché seguire un tutorial online, leggendo tutte le informazioni scritte o mostrate, salterò di palo in frasca alla veloce per avere il minimo sforzo intellettuale.

Proprio riguardo al minimo sforzo intellettuale ho letto informazioni interessanti in un saggio, che è un classicone del suo genere: pensieri lenti e veloci.

Lo sto ancora leggendo quindi è possibilissimo che le informazioni che so siano incomplete o incomprese però all’interno del libro vengono delineati due agenti, due “personalità”, una conscia e l’altra no che agiscono costantemente nella nostra vita. L’agente 1 fa tutte le attività istintuali e a basso sforzo mentale, se una task è troppo difficile passa in gestione all’agente 2 (che siamo noi parte cosciente). Se il conto matematico è 2+2 lo faccio automaticamente, o meglio lo fa automaticamente l’agente 1. Se il conto è 274+130 passa in gestione alla parte cosciente e lenta del cervello (comunque fa 404, è mica un errore?).

L’autore del libro descrive anche il processo di scelta, cioè se quella task debba venir presa in carico dal sistema 1 o 2, descrivendo come ci sono persone con menti tecnicamente pigre, che cercheranno di minimizzare lo sforzo del sistema 2 affidando più compiti possibili al sistema 1.

Ma anche questa mentalità, come la precedente, non è una scusa e bisogna lavorarci su. Solo bisogna farlo in maniera più sneaky.

Personalmente affronto questo problema con un training continuo, come se fosse palestra per la mente.

Ogni giorno mi impegno a tenere la mente attiva con:

  • Sforzi intellettuali nel lavoro,
  • Studio giornaliero.

Alcune volte mi rendo conto che sto affrontando un problema complesso con la semplicità del sistema 1, ed lì che mi fermo e mi concentro per ragionare lentamente sul problema, così da usare il sistema 2.

Vi lascio con un esempio, per chiarire direttamente le logiche dell’agente 1, su cui naturalmente non dovete passare mezz’ora:

“Compro una mazza e una palla da baseball per 1 euro e 10 centesimi. La mazza costa esattamente un euro in più rispetto alla palla.

Quanto costa la palla?”

Clicca qui per la risposta
La palla costa 5 centesimi! e a molti questo sorprenderà. Se avete detto istintivamente 1 euro è perché il sistema 1 ha pensato di riuscire a risolvere la task e ha dato la sua risposta. Comunque tranquilli, non c’è niente di male nel dare questa risposta. C’è qualcosa di male nel non scoprire di più leggendo il libro da cui l’esempio è tratto.